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LAUDATO SI’

Moni Ovadia

Laudato si’

Corvino produzioni   L'umanità non può più permettersi uno sfruttamento sconsiderato della natura finalizzato ai propri interessi economici ma necessita più che mai di un rinnovamento nel segno di una conversione ecologica globale. Laudato si' è la seconda enciclica scritta da Papa Francesco nel suo pontificato e risale al 2015. Moni Ovadia, scrittore, autore, uomo di cultura agnostico ma da sempre vicino alla spiritualità e agli interrogativi propri degli uomini di fede ha deciso di farne un reading in cui si potesse evidenziare la forza rivoluzionaria di questo scritto ovvero la denuncia dell'attuale crisi ecologica e l'assoluta necessità di un mutamento radicale nella condotta dell'uomo. "Un'ecologia Integrale, vissuta con gioia e autenticità".  
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UNPLANNED – LA STORIA VERA DI ABBY JOHNSON

Dopo aver vinto numerosi premi internazionali approda al Politeama, in prima visione nazionale, un indimenticabile film evento 
UNPLANNED -  LA STORIA VERA DI ABBY JOHNSON Cast Artistico: Ashley Bratcher, Brooks Ryan, Robia Scott Regia: Cary Solomon, Chuck Konzelman Sceneggiatura: Abby Johnson, Cary Solomon, Chuck Konzelman Musiche originali: Stephen Blake Kanicka Produttori: Cary Solomon, Chuck Konzelman, Daryl C. Lefever, Joe Knopp, Chris Jones Distribuzione: Dominus Production, F.Picchi
  "Unplanned" narra la storia vera di Abby Johnson, una ex-dipendente dell’organizzazione di cliniche mediche abortiste piú potenti al mondo, la Planned Parenthood. Da paladina dei diritti delle donne, Abby Johnson viveva il suo lavoro come una sorta di missione. Questa dedizione le permise di fare una rapida carriera, ottenendo la direzione della principale clinica del Texas (Planned Parenthood nel 2008 premiò Abby come «dipendente dell’anno»). Tutto procedeva a gonfie vele quando, a causa di un’improvvisa carenza di personale, Abby si trovò a coadiuvare un medico nella pratica che lei stessa aveva intrapreso e consigliato alle altre donne per diversi anni... Quello che vide cambiò la sua vita per sempre, dandole la forza e il coraggio per intraprendere una delle battaglie più importanti di tutti i tempi. Si consiglia la visione a partire dai 14 anni di età https://youtu.be/Ef3BBABfd2E  
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PAOLO COGNETTI – SOGNI DI GRANDE NORD

Dopo aver conquistato oltre un milione di lettori in tutto il mondo con i suoi libri e dopo il debutto al TRENTO FILM FESTIVAL

PAOLO COGNETTI SOGNI DI GRANDE NORD Regia di Dario Acocella

Il film-evento sarà uno dei primi protagonisti della nuova stagione cinematografica italiana per un viaggio alla scoperta del Grande Nord sulle tracce dei Maestri della letteratura americana e di Chris McCandless di Into the Wild.

  E alla fine eccomi lì. La vita a volte è incredibile, dopo lunghissimi giri ti porta al centro esatto della tua storia. Il Magic Bus se ne sta su quella collinetta a ricordare la sua, a testimoniare ciò che è stato, credo, e a veder scorrere due torrenti e le stagioni, senz’altra compagnia che quella degli orsi e gli alci di passaggio Paolo Cognetti   Lo scrittore Paolo Cognetti, vincitore del Premio Strega 2017 con oltre 1.000.000 di copie vendute in oltre 40 paesi (450.000 solo in Italia), arriva per la prima volta al cinema con PAOLO COGNETTI. SOGNI DI GRANDE NORD, diretto da Dario Acocella. In uscita nelle sale italiane solo per 3 giorni (al Politeama di Manerbio solo martedì 8 e mercoledì 9 giugno 2021), "PAOLO COGNETTI - SOGNI DI GRANDE NORD" propone un percorso originale e dal potente impatto visivo, sulle orme di Ernest Hemingway, Raymond Carver, H.D. Thoreau, Jack London, Herman Melville e Chris McCandless di Into the Wild, in un viaggio letterario ed emozionante dalle Alpi all’Alaska. Lo scrittore italiano – accompagnato dall’ amico Nicola Magrin, viaggiatore ed illustratore – ci guiderà nel suo viaggio tra uomo e natura ripercorrendo le parole e attraversando i luoghi di alcuni dei grandi maestri della Letteratura americana, alla ricerca di una nuova frontiera esistenziale per l’uomo e per la sua convivenza con l’Ambiente. Prima di arrivare nelle sale italiane, il documentario sarà ospite d’eccezione nella selezione in Concorso del Trento Film Festival, la più importante rassegna internazionale di cinema e culture di montagna giunta quest’anno alla 69a edizione, che ne proporrà l’anteprima italiana. "PAOLO COGNETTI. SOGNI DI GRANDE NORD" racconta un viaggio che ne contiene molti altri. C’è il viaggio di Paolo lo scrittore e Nicola l’illustratore, che prendono un aereo a Milano, atterrano a Vancouver e da là, con un camper preso in affitto, si dirigono a nord, fino in Alaska. Attraverso le immagini girate durante il tragitto e i frammenti di dialogo tra i due amici, emerge anche il viaggio personale che Cognetti compie a ritroso, per scoprire le sue radici di scrittore e di uomo. Perché i luoghi sulla strada richiamano alla memoria i grandi maestri che hanno avuto nella sua vita un valore ben più ampio di quello meramente letterario. La sepoltura di Raymond Carver; il Klondike di Jack London; i laghi pescosi di trote di Ernest Hemingway; la natura selvaggia di Thoreau: sono questi gli autori e i luoghi di cui Cognetti raccoglie il frutto, lasciandosi aiutare dalla parabola di Chris McCandless di Into The Wild, una figura che lo ha sempre ispirato nel suo percorso personale e che lo ha portato a essere tra gli ultimi viaggiatori a raggiungere il Magic Bus, rimosso solo pochi mesi fa dal luogo in cui giaceva abbandonato dal 1961, nel Parco Nazionale di Denali, in Alaska. Scritto da Paolo Cognetti, Dario Acocella, Francesco Favale, e diretto da Dario Acocella, PAOLO COGNETTI. SOGNI DI GRANDE NORD, è una produzione Samarcanda Film con Feltrinelli Real Cinema e con Rai Cinema con il sostegno della Film Commission Valle d’Aosta. Sarà distribuito nei cinema italiani da Nexo Digital in collaborazione con i media partner Radio Deejay e MYmovies.it. Paolo Cognetti. Nato a Milano nel 1978. Ha esordito con la raccolta di racconti Manuale per ragazze di successo (minimum fax, 2004), a cui è seguita Una cosa piccola che sta per esplodere (minimum fax, 2007), Selezione Premio Fucini, Premio Settembrini e Premio Chiara. Ha scritto New York è una finestra senza tende Contromano/Laterza, 2010) e Il ragazzo selvatico (Terre di Mezzo, 2013), tradotto in venti Paesi, ripubblicato in Italia in autunno 2017 in un’edizione illustrata da Alessandro Sanna. Nel 2014 ha pubblicato Il nuotatore, illustrato da Mara Cerri, per l’editore orecchio acerbo, Tutte le mie preghiere guardano verso ovest (Edt) e A pesca nelle pozze più profonde, meditazioni sull’arte di scrivere racconti (minimum fax). Ha scritto Sofia si veste sempre di nero (minimum fax, 2012), tradotto in vari Paesi. Ha curato l’antologia di racconti New York Stories, uscita per Einaudi a novembre 2015. Il suo romanzo Le otto montagne è uscito in libreria a novembre 2016 per Einaudi ed è in corso di traduzione in quaranta Paesi; ha vinto, tra i numerosi premi, il Premio Strega 2017, il Premio Strega Giovani 2017 e il Prix Médicis étranger. Il suo ultimo libro è Senza mai arrivare in cima (Einaudi, novembre 2018).  Dario Acocella. Nato a Napoli nel 1979, regista, sceneggiatore e produttore cinematografico. Inizia nel 2001 con opere di videoarte, il suo lavoro d’esordio Chimaera vince il Braunscweigh International Film Festival. Laureatosi al Dams all’Università di Roma Tre, pratica per diversi anni l’attività di aiuto regista sia per il cinema che per la televisione. Nel 2005 gira L’isola dei venti, il suo primo documentario per la televisione. Nel 2008 dirige la sua prima serie TV per Raiuno, Il bene e il male.  Nel 2013 scrive e dirige il docufilm Ho fatto una barca di soldi sulla vita dell’artista Fausto Delle Chiaie, l’opera viene selezionata in concorso al Festival Internazionale del Film di Roma. Nel 2014 gira, in Brasile, il docufilm O Paìs do Futebol. Nel 2017 firma la regia del cortometraggio Good Food che viene selezionato alla Festa del Cinema di Roma. Nel 2019 gira il cortometraggio Il Dono, presentato nello stesso anno all’Italian Pavilion in occasione della Mostra del Cinema di Venezia; sempre nel 2019 dirige il documentario L’Aquila, 03:32 – La generazione dimenticata.  Nicola Magrin. Nato a Milano nel 1979. Ha illustrato le copertine dell’opera di Primo Levi (Einaudi), Le otto montagne di Paolo Cognetti (Einaudi), Il silenzio di Erling Kagge (Einaudi), Alpi ribelli di Enrico Camanni (Editori Laterza), Le antiche vie di Robert Macfarlane (Einaudi), e l’opera di Tiziano Terzani (Tea). Il suo primo libro illustrato, con il testo di Folco Terzani, si intitola Il Cane, il lupo e il Dio (Longanesi 2017). Per i grandi classici ha illustrato il libro di Jack London, Il richiamo della foresta, nella traduzione di Gianni Celati (Nuages). Nel 2019 illustra il libro di Federico Rampini, L’oceano di mezzo (Editori Laterza) e la favola scritta da Ester Armanino, Una balena va in montagna (Salani Editore)
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NOMADLAND

IL CINEMA POLITEAMA RIAPRE IN SICUREZZA COL FILM VINCITORE DI 3 PREMI OSCAR 2021 PER MIGLIOR FILM - MIGLIOR REGIA - MIGLIOR ATTRICE PROTAGONISTA
Regia: Chloé Zhao
Attori: Frances McDormand, David Strathairn, Gay DeForest, Patricia Grier, Linda May, Bob Wells, Charlene Swankie, Angela Reyes, Carl R. Hughes, Douglas G. Soul
Paese: USA
Durata: 108 min
Distribuzione: The Walt Disney Company Italia
Sceneggiatura: Chloé Zhao
Fotografia: Joshua James Richards
Montaggio: Chloé Zhao
Musiche: Ludovico Einaudi
Nomadland, film diretto da Chloé Zhao, racconta la storia di Fern (Frances McDormand), una donna sulla sessantina del Nevada, che - a seguito del crollo economico, dovuto alla Grande Recessione - ha perso il suo impiego presso l'azienda nella quale lavorava. Ora si trova senza lavoro e sola, dato che suo marito è morto di recente. In questa situazione che apparirebbe tragica per chiunque, la donna decide di compiere un gesto inaspettato: vendere tutto ciò che ha per comprare un furgone e tentare la vita on the road, alla ricerca di un lavoro. Con i bagagli in spalla, Fern si mette in viaggio verso gli stati occidentali, determinata a vivere come una nomade dei nostri giorni, al di fuori della attuale società e delle convenzioni odierne. Durante il tragitto, Fern incontra altri nomadi, con i quale condivide diversi momenti, le loro storie personali e i consigli per vivere in strada. È grazie a questa compagnia che la donna riesce ad aprirsi e raccontarsi, pronta finalmente ad affrontare il presente che sembra km dopo km soltanto un passato prossimo.

RECENSIONE

di Gian Luca Pisacane - da CINEMATOGRAFO
L’America, il western, il cinema di Chloé Zhao. La sua è la rilettura di un genere, è la riscoperta dell’elemento fondativo di una nazione. Dalla sua macchina da presa sgorga l’eredità di John Steinbeck, di Cormac McCarthy. In The Rider – Il sogno di un cowboy si confrontava con Sam Peckinpah e L’ultimo buscadero. In Nomadland ci sono le pianure di John Ford, le montagne di Anthony Mann, le strade di Jack Kerouac, ma anche la poesia di Bruce Springsteen. Furore, le carovane, il viaggio che caratterizza da sempre la cultura degli Stati Uniti. Il movimento non è dato solo dalle ruote sull’asfalto, ma dalla fotografia di un Paese spezzato, classista, a più velocità. Si vive come nomadi, al posto dei cavalli ci sono i van, e il nome del “furgoncino” sgangherato della protagonista Fern è “Vanguard”, Avanguardia. La città dove abitava si chiama “Empire”, Impero, ma è stata abbandonata. Un’ironia amara, la sconfitta della modernità.

Nomadland è il fantasma del capitalismo, l’ombra di un sogno che non si è mai concretizzato, l’immagine di una terra ricca di opportunità che si è dissolta. Zhao restituisce dignità alla provincia, esalta il legame tra uomo e natura. Con sguardo da documentarista, cattura i volti di chi non vuole restare indietro, di chi sceglie di non fermarsi.

Tanti primi piani, i racconti di solitudini diverse, che provano a fare comunità in mezzo al deserto. La musica di Ludovico Einaudi, il viso scavato di Frances McDormand, il libro Nomadland: Surviving America in the Twenty-First Century di Jessica Bruder, sono i tasselli di un mosaico che cattura la quotidianità di chi è rigettato dal sistema.

È un western senza pistole. I personaggi hanno la pelle bianca, ma potrebbero essere “indiani”. La loro riserva è tutto ciò che sta al di fuori dai canoni, dai grattacieli delle metropoli. Trovano una loro quiete la sera intorno al fuoco, come stanchi cowboy sempre in fuga da qualcosa. Sono inseguiti dai ricordi, che da memoria personale diventano coscienza collettiva. Fern ha perso il marito… Non è un tema nuovo per Zhao. Nella sua opera prima Songs My Brother Taught Me si immergeva tra i nativi di Pine Ridge per riflettere su come l’arrivo del contemporaneo influisse sui Lakota. In The Rider – Il sogno di un cowboy, il protagonista è mezzo Lakota. Sono punti di congiunzione che ritroviamo nelle vite ai margini di Nomadland, un potente affresco su un’America nascosta, dove la desolazione del paesaggio si fonde con le anime lacerate dei viaggiatori. È un film di battaglie spesso perdute, dove gli unici datori di lavoro disposti a pagare appartengono alla cosiddetta gig economy, e l’esasperazione del consumismo sembra essere la sola via di uscita. Quindi Zhao mostra chi ha meno, chi non può e non vuole accumulare. L’unico dispositivo tecnologico di Fern è uno smartphone, che lei usa soltanto due volte nella storia. La cineasta sottolinea la fermezza, l’impossibilità di cambiare dell’essere umano attaccato ai suoi valori. A suo modo invoca una riconciliazione: mette a tacere le trombe di un mondo frenetico, e cerca il silenzio, cerca un po’ di onestà in un West senza più miti né speranze.
https://youtu.be/qgKCgWSg1D8  
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DOVE SONO LE DONNE?

TUTTI GLI SPETTATORI IN POSSESSO DEI VECCHI BIGLIETTI DEL 2020 DELLO SPETTACOLO DI MICHELA MURGIA CHE NON HANNO ANCORA  CONFERMATO LA LORO PRESENZA DOVRANNO OBBLIGATORIAMENTE PASSARE DALLA CASSA DEL TEATRO PER L'ASSEGNAZIONE DEL POSTO.

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I biglietti sono in vendita online ed alla cassa del teatro.

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DOVE SONO LE DONNE?

Di e con Michela Murgia Drammaturgia sonora eseguita dal vivo da Francesco Medda Arrogalla Illustratore Edoardo Massa Se arrivassero gli alieni domattina e cercassero di farsi un’idea del genere umano guardando ai luoghi della rappresentazione pubblica, probabilmente penserebbero che un virus misterioso abbia colpito tutte le persone di sesso femminile d’Italia, rendendole mute o incapaci di intendere e volere. Il governo, i dibattiti televisivi e le prime pagine dei quotidiani traboccano di interventi maschili. Eppure le donne non sono una sottocategoria socioculturale ma più della metà del genere umano. Dopo aver interpretato in scena il premio Nobel Grazia Deledda nello spettacolo 'Quasi grazia', Michela Murgia, autrice tra le più impegnate nelle battaglie civili, porta per la prima volta in teatro il suo punto di vista sulla 'questione femminile' in un lucido monologo che supera per sempre gli angusti confini delle quote rosa. Produzione: Mismaonda srl  
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GLI UOMINI VENGONO DA MARTE, LE DONNE DA VENERE

BIGLIETTI ANCORA DISPONIBILI SIA ONLINE CHE AL BOTTEGHINO dal best seller di John Gray - scritto da Paul Dewandre con Debora Villa messa in scena Debora Villa e Giovanna Donini in collaborazione con Andrea Midena Produzione Bianchi Dorta – distribuzione Terry Chegia   Tanto tempo fa, i Marziani e le Venusiane si incontrarono, si innamorarono e vissero felici insieme perché si rispettavano e accettavano le loro differenze. Poi arrivarono sulla terra e furono colti da amnesia: si dimenticarono di provenire da pianeti diversi. Il testo di John Gray, un best seller mondiale, tradotto in quaranta lingue, che ha venduto cinquanta milioni di copie, si basa su un pensiero semplice quanto efficace: gli uomini e le donne vengono da due pianeti diversi. A portarne in scena l’adattamento teatrale, una esilarante terapia collettiva, è per la prima volta una donna: Debora Villa. Cercando di restare imparziale, Debora ci condurrà per mano alla scoperta dell’altro sesso senza pregiudizi. Per la prima volta quindi, sarà una rappresentante di Venere a ricordarci, con la sua comicità travolgente, raffinata e spiazzante, quali sono le differenze che caratterizzano i Marziani e le Venusiane.
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